Modernità liquida – Z. Bauman
Cosa caratterizza la nostra società?
A distanza di quasi due decenni dall’uscita di “Liquid Modernity”, il famoso testo di Zygmunt Bauman, potremmo affermare che la sua straordinaria intuizione è ancora oggi estremamente attuale. La metafora della “liquidità” infatti descrive perfettamente la condizione nella quale ci troviamo: una sorta di zona liminale, intermedia, transitoria e incompiuta, i cui approdi sono ancora un mistero. Bauman parla di “interregno” in cui è evidente l’inefficacia dei vecchi modi di agire ed essere, ma – allo stesso tempo – non sono state definite nuove modalità attraverso le quali affrontare le sfide che ci attendono. Brancoliamo nel buio, tra un’inevitabile visione globale della società, dell’economia, della giurisdizione, e rivendicazioni identitarie, territoriali, politiche ed economiche nazionaliste, se non addirittura localiste. Come uscire da questa impasse?
Siamo tutti moderni?
In ogni parte del mondo, salvo pochissime eccezioni, si è nel bel mezzo di quel fenomeno inarrestabile chiamato “modernizzazione”, con tutti i cambiamenti e le tensioni sociali che questo comporta. Tutti noi ci troviamo combattuti tra l’ineluttabilità di un tale processo e la sfida di farne parte, e un livellamento culturale minaccioso e angosciante. In realtà l’ibridazione culturale è sempre stata fonte di arricchimento e spinta creativa per ogni civiltà, ma – afferma Bauman – il rischio di perdita dell’identità culturale esiste. Questo rischio può essere fermato solo mediante il rispetto reciproco dei diritti sociali e civili, così come dei principi alla base del “contratto sociale” europeo.
L’antropologia si spinge oltre e ci insegna che la cultura, nella sua accezione di costrutto, finzione, prodotto umano, non è mai stata pura o impermeabile al cambiamento, ma essendo fondamentale per la sopravvivenza della nostra specie, ha sempre messo in campo il suo “spirito di adattamento”, modellandosi in base alle sfide che si trovava di fronte. Oggi una sfida epocale della modernità è data senza dubbio dal numero di persone sradicate dalle proprie terre – migranti, esuli di guerra, richiedenti asilo, profughi – in perenne movimento verso prospettive di vita migliori.
Per certi versi potremmo dunque dire che la “modernità” è uno stato in divenire che reca in sè un’intrinseca vulnerabilità, provvisorietà, incompiutezza.
Cos’è allora questa “modernità liquida”?
Essere “moderni”, secondo Bauman significava essere “in divenire”. Da qui l’espressione “modernità liquida”, proprio per sottolineare il fatto che “l’unica sua costante sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza”. Mentre nella fase precedente, “solida”, gli individui aspiravano o potevano aspirare al controllo del proprio futuro e ad uno stato di perfezione, in questa nuova fase di “modernizzazione” il futuro appare ignoto e proprio per questo motivo nessuno intende correre il rischio di lasciarsi sfuggire opportunità, occasioni ed esperienze ancora sconosciute, ma inevitabili.
Va detto anche che nelle diverse parti del pianeta questa transizione verso una fase liquida avviene secondo tempi e ritmi differenti, che variano in base ai diversi contesti. In una condizione di liquidità è praticamente tutto possibile, ma niente è certo. Ed è questa incertezza, data dall’impossibilità di sapere ciò che accadrà e, allo stesso tempo, dalla sua inesorabilità, che determina uno stato di paura diffusa. L’uomo di oggi va alla disperata ricerca di punti fermi, ma non ne trova e questa sembra essere una via senza uscita. Non vedendo la fine, non sa immaginarsi né un futuro per sé né uno per l’umanità.